Il «vasto e popoloso romanzo» - come egli stesso lo definì - fu ispirato a Pirandello dalla storia fine ottocentesca dei Fasci siciliani e del fallimento della Banca di Roma, allo spirare dell'era di Crispi e nel contesto di una disillusione collettiva, che investì in toto le speranze generate dal movimento garibaldino e dalla conseguente unità nazionale.
Pubblicato prima parzialmente su «Rassegna contemporanea» nel 1909, il romanzo conobbe poi altre due edizioni integrali, nel 1913 per Treves e nel 1931 per Mondadori. Il suo ampio respiro, la sua lettura sub specie corporis della storia umana, la sua accuratissima tessitura linguistica fanno del romanzo storico di Pirandello un unicum all'interno del suo corpus, oltre che una delle testimonianze più acute e sofferte della storia d'Italia postunitaria.