a poco a poco, oggi un rigo e domani un altro, guadagnando tra breve l’abitudine, finirai, ne son sicuro, con lo scrivermi lungamente... come non so scrivere io. E ciò mi sembra naturale: che cosa si può dire a una persona che si ama, quando si è certi che ogni sentimento, ogni parola è già presentita, senza che si manifesti? Problema, questo, che non mi son potuto spiegar mai. So che tu ami e provi una dolce sensazione di piacere nel sentirtelo dire, e spesso tra un bacio e l’altro, che tutti ti vogliono tanto e tanto bene... Ma non vedi tu? Ogni espressione mi si resta a mezz’aria, e io rivoltolo fra le dita la penna che aspetta una parola che non sa trovare, e gli occhi e la mente si distraggono da ogni cura e compongono la tua figura marziale, mentre che il cuore, poverino, messo alle strette, mi suggerisce umilmente: - Oh, fa poi bisogno, che si
dicano certe cose...? Ma di questo non parlo oltre.
Voglio darti alcune notizie fresche: saprai certo a quest’ora come la vertenza cavalleresca fra Chopen e Tagliaferri si sia continuata in Palermo, e tra breve sarà ultimata, dolorosamente certo come doloroso ne fu il principio. Saprai, come avveratosi il primo scontro fra il Monastra e il barone Aprile, si siano ambedue gravemente feriti al petto; del secondo assalto, che ebbe luogo jeri l’altro, fra Policastrelli e Moncada, restò vincitore quest’ultimo, avendo il primo riportato una orribile ferita in faccia. Intanto da tre giorni Chopen e Tagliaferri scendono sul terreno, senza ancora colpo ferire: jeri, sbalordisci, si contarono ben sessantaquattro assalti! Par che la situazione sia un po’ critica, trascendendosi da ambo le parti nel più sciocco fanatismo cittadino. Chopen per esempio è nelle furie, credendo che sin’ora i palermitani abbiano la peggio! Seguiranno ancora una miriade di duelli fra catanesi e palermitani!¹ Siamo in pieno Medio Evo... E per mitigare tanto ardore, tanta fiamma che scalda il cuore a questi novi patrioti donchisciotteschi, desidererei che tornasse nuovamente Margutte², il gigante della leggenda, a pisciare lungamente su quelle teste calde e vuote di ben di Dio!
Io sto bene e divoro. Tu stai bene e divorerai. Viviti lieto dell’amore del tuo
ho ricevuto con anticipazione il mensile di febbrajo, e te ne ringrazio. Le 11 lire soverchianti furono a dirittura uno schiaffo, ma di ciò ti ringrazio ugualmente.
dovendo dare spazio a Carmelo, che vuole scrivere un po’ lungamente a Innocenzo³, mi riservo a scrivervi domani un letterone, qualche cosa di buono, che per voi da molto tempo preparo – figuratevi!
Se son costretto di far punto, prendetevela con Carmelo, tutto si addossa sulle spalle sue, anche...