mi è pervenuta la vostra cortissima lettera, ed ho letto con piacere l’acclusa di Lina nostra e di Calogero. Quando le scriverete le direte da parte mia, che io godo immensamente che ella sia felice e paga del suo quieto amore. E mi saluterete Calogero. E gli direte che un’altra volta si rammenti di me nei suoi saluti. Mi duole che Annetta stia poco bene in salute, e che tu, Mamma cara, se bene a ragione, sia d’umor nero; e però sollecito Annetta a rimettersi tosto in salute, e te, mamma, alla rassegnazione, che se bene abbia la gobba della pazienza, pure aiuta a vivere, e talvolta giova. Io non so nemmeno dove stia di casa, e ciò è male.
Sto sano e sono lieto, perché in fin dei conti è stoltezza viver triste; partirò tra due o tre giorni per Napoli, e ve ne darò avviso per telegramma. Dove andrò? che farò? che troverò? Bujo pesto! Rocco si ostina nel silenzio: gli ho scritto due lettere.
Se Lina vi chiede notizie di me, ditele che sto sano. Salutatemi don Pietro Gangi e il dottor Taormina,¹ cui direte che si rammenti delle mie vecchie raccomandazioni.