stimo necessario, e ciò per risparmiarti un maggior probabile dolore avvenire, esporti chiaramente tutto il mio male. Egli è nulla al presente, ma può divenir grave dimani. Non si tratta più, mio buon babbo, di un’affezione semplicemente nervosa, anche il muscolo questa volta è un po’ interessato. A detta del Dottor Held io soffro di una endocardite¹ , o sia d’una infiammazione di cuore, e da quello che posso argomentare dalle disposizioni del medico, non tanto leggiera. Ho forti palpiti, mancanza di respiro, oppressione quasi continua, e qualche vertigine. Però non mi manca l’appetito, e noi siciliani siamo soliti di dire: mancia e futtitinni!² E davvero io non ci penserei più che tanto, se non fosse per voi, miei cari, e per un impegno d’amore che non posso dimenticare di aver preso. Sappi, padre mio, che non è abuso di Venere (come tu credi) che mi cagiona il male per cui soffro; ma tutt’altro: sto per dire anzi che il rigido monachismo, in cui da molto tempo mi tengo chiuso, possa aver più tosto influito a determinare il male – ma uso o abuso, no. Provo una fiera ripugnanza per la prostituzione – e sempre mal mio grado ho pagato per disperdere in vilissimo modo la parte migliore di me.³ Son uomo su questo riguardo forse più che tu non creda. Alle corte: il male, mio caro babbo, è nel mio organismo per eredità e per temperamento – il vizio del fumo e del caffè possono averlo determinato, ma niente altro che questo! – esso esisteva già prima, latente. Il mio cervello è fatto per pensare e per riflettere freddamente e per levarsi talvolta a un grado di idealità superba. I miei nervi sono fatti per eccitarsi; nacquero così e non potrebbero essere altrimenti. Le condizioni esterne della vita li colpiscono, essi ripercotono al cervello la sensazione – e ne risulta un continuo eccitamento di sangue, in cui soltanto il cuore (che è la parte del corpo che io ho più debole d’ogni altra appunto per un difetto ingenito che mette capo nella mamma) ha sempre la peggio. Come tu vedi, io (e te ne dò parola, soltanto per l’amore che vi porto) non posso acquietarmi alle prescrizioni di 6 gocce al giorno di noce vomica, trattandosi ora d’un male da non prendersi tanto in burla. Vorrei consultare un medico specialista farmi fare una diagnosi e un metodo di cura. Ed è perciò che ti scrivo. Per le prossime feste di carnevale, che mi cominceranno nella seconda quindicina del corrente mese, io vorrei recarmi a Napoli presso quel dottor Cardarelli,⁴ che è l’unico specialista in Italia per le malattie cardiache.
Che ne pensi tu? Non ti mettere per nulla sopra pensiero: passerà tutto, al più presto, ma bisogna provvedere con cura.
Se credi, non far leggere alla mamma questa lettera, ed abbiti un forte bacio dal tuo